martedì 7 agosto 2012

Qualche riflessione su Hume

Idee sul pensiero di Hume

E' da un po' che non scrivo, e mi piacerebbe riprendere riassumendo quanto trovato qua riguardo al filosofo David Hume (1711-1776)

Per Hume l'esperienza non è in grado di fornirci conoscenze vere, ma solo probabili. Nonostante ciò, Hume ritiene il filosofare più impegnato una sorta di "sana metafisica", in cui partendo dai fenomeni, che vengono ricondotti ad un principio comune, e questi principi ad altri più fondamentali, si giunge a pochi semplici principi da cui dedurre i fenomeni e le loro leggi.
Qui Hume sembrerebbe appoggiare l'induzione, ovvero il fatto che sia possibile dal particolare dedurre una legge generale sempre valida.
Secondo il filosofo tutto lo studio si ricondurrebbe a quello della natura umana, in quanto è tramite essa che noi ci rapportiamo con il mondo.

Egli sottolinea la linea empirista dell'importanza di mantenere una connessione con l'esperienza.

Il sistema del sapere in lui si articola in :
  1. Logica ( = scienza del ragionare e della natura)
  2. Morale ( = scienza del sentimento)
  3. Estetica (= scienza del gusto)
  4. Politica ( = scienza dell’uomo sociale)

Logica

Hume analizza l'origine delle idee e delle impressioni, che non sono altro che percezioni. Questa base sembrerebbe essere fenomenista.
Egli divide le percezioni in:
  1. Sensazioni o Passioni (impressioni): sono quelle immediatamente presenti ai nostri sensi;
  2. Idee o Pensieri: sono quelle presenti ai nostri sensi solo mediante ricordi di sensazioni o passioni;
Le prime sono quindi sentite più fortemente, in quante più immediate nell'esperienza. L'uomo è quindi "ingabbiato" nell'esperienza: EMPIRISMO TOTALE.

Le Idee possono essere semplici o composte. Componendo le prime si arriva alle seconde: questo processo mostra una certa libertà di immaginazione, che trova però il proprio limite nel fatto che essa possa operare solo sul materiale fornito dalla impressioni e che procede rispettando certe regole di connessione.
Questi principi sono:
  1. Somiglianza: c'è un rimando a qualche cosa (un dipinto ci fa pensare alla persona ritratta), se è ad un'idea semplice e non un oggetto allora possiede la massima certezza (scienza, matematica);
  2. Contiguità spazio temporale;
  3. Causalità;

La forchetta di Hume

La gnoseologia Humeana ammette due tipi di conoscenza:
  1. Relazioni tra Idee: si fondano sul principio di non contraddizione (matematica, logica);
  2. Materie di Fatto: dipendono dal confronto delle relazioni con l'esperienza (scienze empiriche);
Alle prime Hume riconosce 3 caratteristiche: 
  • sono A Priori, cioè vengono dal pensiero ed indipendenti dall'esperienza;
  • sono Necessarie, in quante il contrario di una verità matematica è una contraddizione inaccettabile;
  • sono Sintetiche, accrescono la nostra conoscenza tramite proprietà e teoremi prima ignoti.
Il primo punto verrà contraddetto da Quine, che affermerà che persino la logica dipende dall'esperienza (forse un'empirismo ancora più radicale quindi). Per quel che riguarda il secondo punto invece, la necessità permane solo all'interno del sistema assiomatico, ma nel mondo informale dell'esperienza molte contraddizioni risultano comprensibili e in un certo senso accettabili.
Per esempio il fatto che:" L'unica verità, quella fondamentale, è che non esistono verità", per quanto logicamente si incorra nel paradosso del mentitore, metaforicamente presenta una certa, anche se non immediata, intelligibilità all'intelletto.

Per le materie di fatto invece:
  • La loro conoscenza deriva dall'esperienza;
  • A Posteriori;
  • Non necessaria, non fondata sul principio di non contraddizione.
Nell'esperienza l'intelletto procede mediante Immaginazione e Astrazione per via analitica e sintetica.
Anche in questo caso sono possibili Identità, Contiguità Spazio Temporale e Causalità.
Hume alla fine riconduce tutto alla terza, al principio di Causa-Effetto.

Critica al concetto di causa

Secondo Hume "l'inferenza causale dipende unicamente dall'esperienza" e non possiede quindi alcune carattere di necessità. Questa viene infatti inferita ma non dimostrata. Il principio riguarda ciò che è accaduto, senza poter stabilire che necessariamente riaccadrà. Hume abbatte quindi qui la portata conoscitiva dell'induzione, riducendo la causalità alla mera contiguità temporale. Più questa appare frequentemente per un fenomeno, più affermo la necessità che avvenga quel preciso fenomeno, ma in realtà tramite induzione non potrò mai giungere ad una legge "a priori" che mi dica che quel fenomeno avviene sempre (o in quelle determinate condizioni).

Il nocciolo è che è IMPOSSIBILE DIMOSTRARE che A è causa di B, perché dovrei dimostrare che B è in A e se così fosse il saperlo non aggiungerebbe nulla a quello che già so (sarebbe come dire x=x).

La certezza nel futuro quindi si troverà solamente in relazione a quanto frequentemente si è verificato quel fenomeno nell'esperienza, postulando una certa uniformità della natura. Questo postulato, fra l'altro, è totalmente empirico, in quanto indotto dalle esperienze e erroneamente fatto a legge da cui dedurre i casi particolari.

Anche l'idea stessa che il mondo esista deriva dall'abitudine e dall'immaginazione. In senso pratico e biologico è naturale pensarlo. Secondo Hume, invece che chiedersi come fare a sostenere l'esistenza del mondo, problema cui è impossibile venire a capo (intrascendibilità della mente e del linguaggio), ha senso chiedersi la cause che ci spinge a crederci. L'abitudine ci dà la base induttiva per creare l'esperienza e l'immaginazione "riempie" i buchi quando manca lo stimolo reale.
La realtà esterna non è quindi giustificabile, e l'unica cosa di cui si può essere sicuri sono le proprie percezioni.

Il nominalismo e le idee universali

Le idee universali, o astratte, sono collezioni di idee particolari derivate da impressioni o immagini di esse. C'è quindi sempre un rimando all'esperienza particolare (d'altronde non esiste l'esperienza generale) e da qui il loro carattere convenzionale. Esse non esistono, sono solo dei nomi.
L'abitudine è il principio che regola il passaggio dall'idea generale ad altre particolari.
Anche spazio e tempo sono idee astratte convenzionali, artificialmente costruite, non realtà oggettive.

Critica al concetto di sostanza

Tradizionalmente si assiste al dualismo tra sostanza materiale (oggetto) e sostanza spirituale (soggetto, pensiero). Per Hume la prima non è che un fascio di percezioni, che l'esperienza, l'abitudine e l'immaginazione, ci spingono a credere oggettive e composte da enti coesi, ma è solo il nostro modo di vedere le cose. 
Anche la sostanza spirituale è costituita da collezioni di percezioni, che si susseguono rapidamente e che sono causate dalla materia. Se venissero tolte le percezioni l'io non esisterebbe.

Il pensiero è quindi causato dal corpo e sta ad esso come l'ustione sta al fuoco.
Con questa conclusione il fenomenismo si attenua arrivando ad una posizione più materialista. Si potrebbe infatti dire che è solo per l'esperienza che crediamo che sia il corpo a generare il pensiero, proprio come il fuoco l'ustione.

Libertà e necessità

Se l’uomo dimostra un comportamento uniforme come la natura, egli sarà necessitato come essa. Hume riteneva che sia il determinismo che l'indeterminismo fossero incompatibili con il libero arbitrio, anticipando quindi tesi cui giungono anche Popper e Prigogine.

Morale

Si fonda sull'analisi delle passioni. Esse possono essere:
  1. Calme, il gusto estetico;
  2. Violente, il dolore;
  3. Dirette, il bruciore per un'ustione;
  4. Indirette, vergogna o emozioni collegate a costruzioni mentali.
Oltre a queste passioni, che dipendono dal mondo esterno, ce ne sono altre più originarie, che nascondono un "istinto perfettamente inspiegabile".

La passioni possono inoltre essere semplici o complesse (costruite, ragionate)
Desiderio, speranza e timore danno origine a passioni complesse.

All'origine dell'etica e della morale non c'è la ragione (che opera sulle idee), ma la Volontà, che suscita passioni e promuove o inibisce azioni. La ragione è sempre schiava delle passioni, che sono qualcosa di profondamente radicato nella natura biologica umana.

Per Hume quindi la morale è un'impressione ed è di carattere pratico.
La virtù si identifica con il piacere disinteressato, in quanto cerca di trascendere l'individualità mirando utilitaristicamente al massimo bene comune.

La libertà si ha quando si è in grado di agire secondo il proprio io senza condizionamenti esterni.

Nessun commento:

Posta un commento